Vi capita mai di notare come la nostra mente si comporti come un cantastorie?
Adora raccontarle, ogni giorno, tutto il giorno. È una radio che non smette mai di trasmettere.
In questo periodo dell’anno in cui il nostro amico settembre ha fatto capolino, si presentano con lui la fatica della ripresa, dell’organizzazione, le impellenze e i buoni propositi.
Questo carico mentale porta spesso con sé ansie, preoccupazioni, urgenze, talvolta senso di inadeguatezza…Potremmo provare un senso di sopraffazione, e le vacanze e la leggerezza diventano un lontano e sbiadito ricordo.
Ma perché non riusciamo a trattenere con noi la sensazione di benessere?
La nostra mente è una risolutrice di problemi, è programmata per effettuare previsioni su tutto ciò che potrebbe accadere. Ciò ci ha permesso di essere qui oggi: ha consentito l’evoluzione e la sopravvivenza della nostra specie migliorandone la qualità di vita.
Ma cosa succede quando questi pensieri prendono il sopravvento e tutto ci appare come minaccioso e pericoloso? Cosa succede quando iniziamo a credere che ogni pensiero che la nostra mente produce corrisponda alla realtà?
Il rischio in cui potremmo incorrere è quello di iniziare ad interpretarla secondo il filtro che la nostra mente applica; potremmo vivere ciò che ci circonda come minaccioso, cercando delle modalità per difenderci; potremmo trascorrere il tempo e investire le nostre energie nel trovare soluzioni a problemi che ancora non si sono verificati e che potrebbero non verificarsi mai. La nostra mente ci racconta delle storie, e se crediamo ciecamente a tutto ciò che ci dice, potremmo mettere in atto comportamenti disfunzionali che ci allontanano da ciò che per noi è importante.
FUSIONE E DEFUSIONE COGNITIVA
L’ACCEPTANCE AND COMMITMENT THERAPY (ACT) definisce l’adesione a pensieri ed emozioni e la tendenza a trattarli alla stregua di un evento reale, come fusione cognitiva. La distanza tra l’interpretazione che la mente fa del mondo che ci circonda e il mondo stesso si annulla, diventando una verità assoluta che rischia di irrigidire il nostro comportamento, allontanandoci da ciò che il presente ci offre e da ciò per noi ha valore.
Come riuscire dunque a riagganciarci al mondo reale senza lasciarci sopraffare dalle storie che ci raccontiamo?
Il processo funzionale che si contrappone alla fusione, secondo l’ACT, è la defusione cognitiva, ovvero l’abilità di notare le proprie esperienze interne e di riconoscerle come tali. Decidendo di abbassare il volume della nostra mente riusciremo più facilmente a connetterci al mondo che ci circonda. Si tratta di un allenamento costante che permette di prendere distanza dalle esperienze interne, per riuscire a vederle da una posizione privilegiata che consenta di non lasciarsi trascinare da esse, bensì di lasciarle fluire, senza provare a controllarle o combatterle.
Con la pratica della defusione è possibile riconoscere che i pensieri sono parole, storie che si presentano nella nostra mente e che non necessariamente corrispondono alla realtà. Possiamo concedergli tempo e attenzione se li riteniamo utili, ricordando che nessun pensiero, per quanto doloroso, rappresenta una minaccia reale.
Bibliografia
Harris, Russ (2011). Fare Act. Milano: Franco Angeli
Harris, Russ (2010). La trappola della felicità. Milano: Franco Angeli