Nel bene e nel male, il nostro aspetto influenza fortemente il modo in cui ci vedono gli altri. Da bambini impariamo che l'aspetto delle persone può dirci molto su di loro.
Per prima cosa, la maggior parte di noi ha imparato da bambino che apparire in un certo modo potrebbe far pensare alla gente cose buone o cattive su di noi.
Oltre a ciò che la gente potrebbe pensare, e agli sforzi per gestirli, abbiamo anche visto gli altri essere valutati sulla base del loro aspetto.
Alla fine, può sembrare che quello che sembri sia quello che sei.
Ognuno ha un'immagine corporea. Infatti, I'esperienza corporea è una parte importante dell'essere umano. Essere in grado di percepire ciò che sta succedendo al nostro corpo aiuta a mantenerci sani e al sicuro. Essere in grado di percepire la nostra posizione nello spazio ci permette di ballare,
correre e muoverci nella direzione che vogliamo. Essere in grado di riconoscere noi stessi e cambiare il modo in cui ci mostriamo ci dà modo di esprimere chi siamo. Ma non è tutto. L'immagine corporea può anche diventare un problema nella nostra vita. Essere in grado di sentire i vestiti che stringono ci fa valutare i nostri corpi più grossi di quanto vorremmo. Essere in grado di riconoscere noi stessi e cambiare il modo in cui ci mostriamo ci dà anche l'occasione per non vederci all'altezza. Essere in grado di immaginare come il nostro mondo cambierebbe se fossimo diversi ci spinge a perseguire un ideale senza alcuna soddisfazione.
Prenditi un momento per esaminare la tua lista di "IO SONO, notando quelli che riguardano il tuo aspetto. Potresti aver descritto le dimensioni del tuo corpo o il colore dei tuoi capelli: "Sono troppo magro" o "Sono bionda". Potresti aver annotato le valutazioni sul tuo aspetto: "IO sono bellissimo" o IO sono orrendo". Ora guarda gli “IO SONO" che hai scritto che non riguardano specificamente il tuo corpo.
Per quelli di NOI che lottano con l'immagine del corpo: le parti di noi che non hanno nulla a che fare con l'aspetto, in realtà influenzano il nostro modo di vedere noi stessi.
Chi siamo? Siamo il nostro corpo? La nostra mente? Durante la nostra vita possiamo assumere più o meno kg, a volte ci piacciamo altre volte no, ma a volte il peso corporeo va oltre alla nostra percezione e diventa una barriera.
Il peso corporeo è considerato un indicatore per indicare lo stato di salute della persona ma è una descrizione insufficiente. E la perdita di peso è un obiettivo che non garantisce il miglioramento del benessere.
Per questo è importante focalizzarsi sulla promozione di comportamenti salutari, invece che sul dimagrimento.
Ad esempio:
● avere un’alimentazione equilibrata
● fare movimento
● coltivare una buona immagine corporea
● sviluppare strategie di gestione dello stress
● prendersi cura di sé, sia fisicamente che psicologicamente
● dormire bene
● avere una buona rete di sostegno sociale
● smettere di fumare
● ridurre il consumo di alcol
La regolazione dell’assunzione di cibo e del peso corporeo è un complesso meccanismo fisiologico in cui sono coinvolti i circuiti del sistema nervoso centrale e di quello periferico. A livello dell’encefalo, le strutture anatomiche coinvolte sono:
- ipotalamo
- il sistema limbico
Il cervello riceve segnali dalla periferia che gli forniscono informazioni sulla disponibilità dei substrati, dei nutrienti, sullo stato dei depositi di energia e sulle necessità della loro utilizzazione in rapporto alle diverse condizioni energetiche dell’organismo. La risposta è legata ad un sistema di modulazione determinato da ormoni gastrointestinali che regolano il sistema fame-sazietà e da ormoni sintetizzati negli adipociti che regolano lo stato nutrizionale a lungo termine. La fame edonica ha come centro cerebrale il sistema limbico. Esso è il centro dei meccanismi di piacere e ricompensa connesso da afferenze neuronali all’ipotalamo.
L’assunzione di cibo è un’azione vitale per la nostra sopravvivenza ed è strettamente regolata dal nostro cervello e da una serie di circuiti neuronali. In un organismo in salute, il cervello gestisce le informazioni che riceve da tutto il corpo e bilancia l’ingresso di calorie con il consumo energetico necessario al mantenimento dell’omeostasi. Se questo meccanismo si rompe, il controllo sulla percezione del cibo e dell’appetito salta e si possono avere disturbi del comportamento alimentare.
Tratto dalla presentazione della Dott.ssa Lisa DiMedio (Prato, 2023).
Se perdere peso può essere difficile, ancor più complesso è mantenere nel lungo periodo i chili persi. Si sa ancora poco sui reali meccanismi di recupero del peso perduto. Per molti anni ha dominato la cosiddetta teoria del set-point, secondo la quale, vi è una “resistenza biologica al cambiamento del peso corporeo”. Un altro motivo che può ostacolare il mantenimento del peso, è la ricerca di una gratificazione immediata che i pazienti obesi trovano principalmente con il cibo. Anche le aspettative non realistiche di perdita di peso o l’insoddisfazione dei risultati ottenuti possono determinare una ricaduta. La difficoltà a mantenere i risultati ottenuti può dipendere anche dalla tendenza a delegare la cura al medico, non sviluppando, quindi, un senso di autoefficacia. Sapersi regolare nell’alimentazione richiede una capacità di riconoscere i segnali fisiologici di fame e sazietà e la piena consapevolezza delle proprie scelte. Troppo spesso i nostri comportamenti sono automatici e questo è il motivo per cui molte persone paragonano il cibo a una droga o a un calmante.
L’ACT (dell’Acceptance and Commitment Therapy), si propone di aumentare la cosiddetta flessibilità psicologica per aiutare le persone con problemi di peso a ridurre il mangiare emotivo. Obiettivo dell’ACT è aiutare a non cadere nella trappola dei pensieri (“non ho forza di volontà”, “le diete con me non funzionano”, ecc.). Lo scopo non è quello di cancellare questi pensieri fastidiosi, ma imparare a vederli per quello che sono, “storie” che la mente costruisce automaticamente. L’ACT, utilizza metafore ed esercizi esperienziali per raggiungere l’accettazione dei propri stati d’animo e il riconoscimento di ciò che è davvero significativo per ogni singola persona. Questo favorisce il vivere in maniera piena la propria esistenza, anche in presenza di avvenimenti negativi.
Nell'ACT, la salute psicologica non è definita dall'assenza di pensieri o emozioni difficili. Ē definita dal modo in cui rispondiamo a difficoltà e sentimenti difficili. I risultati della ricerca stanno convergendo da una varietà di fonti per affermare che la salute psicologica riguarda la flessibilità (Hayes,Strosahl, Wilson 1999, Kashdan e Rottenberg 2010). Flessibilità nel modo in cui viviamo il mondo, dentro e fuori. Flessibilità nel modo in cui assumiamo un punto di vista. Flessibilità nel modo in cui usiamo ciò che è a nostra disposizione per ottenere quello che vogliamo. Flessibilità nel modo in cui ci muoviamo nel nostro mondo che cambia continuamente. Nell'ACT, sottolineiamo la flessibilità psicologica come una qualità fondamentale della salute psicologica.
È essenziale la presenza di un TEAM MULTI DISCIPLINARE per aiutare la persona in sovrappeso a riconoscere i propri ami emotivi (psicoterapeuta), a conoscere il proprio corpo (personal trainer ed endocrinologo), a conoscere un nuovo modo di mangiare senza restrizioni (nutrizionista).
Sfatiamo il mito della DIETA.
Nella visione comune la parola dieta ha spesso un’accezione negativa. In una cultura come la nostra dove la forma fisica è spesso un fattore discriminante, imparare il vero significato della parola “dieta” è indispensabile. Essere consapevoli di cosa significa dieta ci aiuta a vivere in serenità il rapporto con il nostro corpo, e a comprendere che la dieta è la scelta di uno stile di vita sano, non un percorso fatto di rinunce. Dieta: dal greco dìaita = regime, stile, tenore di vita, ha lo stesso significato di alimentazione corretta, sana ed equilibrata, volta a soddisfare le esigenze fisiologiche dell'organismo ma anche gli aspetti psicologici e relazionali attraverso l'appagamento dei sensi
Bibliografia
Sandoz, E.K, Dufrene, T. (2019). Stare bene con se stessi e con il proprio corpo. Milano: Franco Angeli.
Autore : Dott.ssa Cristina Copelli