Contatti Follow us :
CENTRO APP Firenze - Specializzato in ANALISI DEL COMPORTAMENTO E PSICOTERAPIA
Primo Contatto
PsycoCaffè
Mi aiuti a crescere?
venerdì 03 febbraio
Psyco Caffè - Mi aiuti a crescere?

Come promuovere interazioni positive tra genitori e figli?

La casa rappresenta il primo contesto in cui il bambino può sperimentare l’efficacia delle prime interazioni, la funzione della comunicazione e imparare modalità di gioco sempre più complesse parallelamente alle autonomie personali. I primi anni di vita dei bambini sono fondamentali così come lo è costruire un contesto di apprendimento motivante in cui la relazione genitori e figli ha la possibilità di esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Il bambino nei primi anni di vita costruisce la sua visione del mondo e costruisce il mondo a partire dall’osservazione di ciò che lo circonda e dalle risposte che gli adulti forniscono. Da quando il bambino nasce inizia a studiare tutto ciò che vede, prima arriva la realtà, poi la fantasia. Come per un poeta prima arriva il linguaggio poi la composizione creativa, per il bambino prima arriva la realtà, poi la capacità di scomposizione e ricostruzione fantastica. Per questo motivo il ruolo dei genitori è fondamentale in quanto primi modelli di interazioni positive. Ma insegnare ad un bambino non è facile, i tempi di attenzione sono limitati, le abilità cognitive non supportano giochi complessi per cui l’adulto deve imparare a sviluppare lui stesso nuove abilità che gli permettono di interagire con il figlio in modo sereno ed efficace soprattutto in presenza di fragilità.

Come creare un contesto motivante per l’apprendimento

Il gioco è il contesto di apprendimento privilegiato per i bambini. I bambini, infatti, attraverso il gioco imparano a sperimentare e a sperimentarsi: non è solo un'attività che procura piacere, ma è funzionale alla loro crescita. Giocare aiuta a sviluppare le pietre miliari quali il linguaggio, la comunicazione funzionale, le autonomie personali e sociali. Ma non sottovalutiamo due aspetti fondamentali:

1.     giocare per un adulto non è facile;

2.     il termine stesso “gioco” crea molti malintesi.

Giocare con i figli può essere impegnativo, soprattutto dopo una giornata di lavoro. E le modalità di gioco possono risultare incomprensibili per un adulto: per esempio i genitori propongono un gioco educativo appena acquistato e il bambino chiede di imitare un razzo spaziale per dieci volte consecutive. Che cosa fare? Assecondiamo la sua motivazione o imponiamo l’attività educativa che avevamo preparato per lui? Soprattutto quando i bambini sono piccoli (da 1 a 4 anni) è importante creare un contesto di apprendimento in cui si asseconda la motivazione del bambino per guidarlo gradualmente a interagire con le attività che richiedono un maggiore sforzo di attenzione. È importante che l’adulto osservi il gioco spontaneo del bambino e si inserisca gradualmente nel gioco apportando elementi di piacevolezza in più rispetto al gioco solitario originario. Nella fase iniziale del gioco quotidiano l’adulto ha il compito di rendersi essenziale, attraverso l’adulto il bambino può volare più in alto, può creare una pista del treno più lunga etc. In questo modo, si creano le basi per un contesto di apprendimento motivante a tal punto che il bambino sarà maggiormente predisposto a giocare secondo le indicazioni dell’adulto. In termini tecnici, tale processo di apprendimento si chiama “Pairing” e consiste nel presentare contemporaneamente la figura dell’adulto con attività molto piacevoli per il bambino.

Buone prassi per il pairing

·      Identificare oggetti/attività preferiti dal bambino.

·       Organizzare le attività in maniera tale che il bambino non possa accedervi se non tramite l'adulto, per questo si consiglia di organizzare la camera del bambino in modo che i giochi siano su mensole in vista ma non accessibili. Le attività dedicate al gioco più solitario possono rimanere ad altezza bambino in  modo da incentivare il gioco spontaneo.

·      Suddividere le attività per categorie e temi. Per esempio, uno spazio è dedicato al tema veicoli con tutte le variazioni delle attività che riguardano i treni, camion, aerei come piste, libri, stickers e un altro spazio è dedicato al tema degli strumenti musicali etc.

·      Prediligere attività o oggetti scomponibili in diverse parti come la pista del treno, puzzle, set play dooh oppure più varianti dello stesso oggetto come 5-6 macchine luminose di diverso colore.

·      Preparare l'ambiente di gioco prima dell'arrivo del bambino in modo che l’adulto sia il mezzo per ottenere le attività gradite. 

·      Elogiare comportamenti positivi del bambino come la condivisione.

·      Commentare in modo positivo (wow arriva l’elicottero!) ma non fare richieste (passami l’elicottero!).  

·      Non fare richieste al bambino durante il pairing (esempio: che colore è? Che cosa fai? Metti a posto…) ma assecondare i comportamenti adeguati e spontanei.     

·      Una volta creato il contesto motivante è possibile prevedere momenti brevi (5-10 minuti) in cui l’adulto utilizza il desiderio del bambino di ottenere attenzione, di condividere il gioco e di continuare a giocare per modellare il linguaggio e potenziare la comunicazione funzionale. In che modo?  Come nell’esempio riportato nel Box X, il genitore crea desiderio, osserva i comportamenti del bambino che denotato interesse come guardare, allungarsi per prendere, avvicinarsi all’oggetto. Prima che il bambino raggiunga l’oggetto desiderato da solo il genitore propone vocalmente il modello di parola/frase che vorrebbe che lui dicesse per richiedere. A questo punto il bambino ripete la parola/frase e il genitore consegna quanto richiesto dal bambino. Nei momenti successivi, il genitore riproporrà la stessa attività ma aspetterà qualche secondo in più affinché il bambino possa provare a fare la richiesta senza aiuto. Tali momenti sono molto importanti in quanto il bambino può sperimentare la funzionalità del linguaggio e il genitore sperimenta la gratificazione per l’apprendimento del figlio.

Secondo il dizionario Treccani il termine giocare (letter. giuocare, ant. giucare) v. intr. e tr. [lat. iŏcare, iŏcari«scherzare»] significa fare qualche cosa per divertimento, scherzare. Ma molto spesso un adulto utilizza il termine giocare per contrappore una attività apparentemente ludica con una attività più strutturata e didattica senza interrogarsi se l’attività proposta sia divertente per il bambino. Il punto focale è questo: il mio bambino si diverte quando propongo questa attività? L’adulto è in grado mettersi nei panni del bambino piccolo? Ogni attività educativa dovrebbe partire sempre dall’analisi delle preferenze del proprio bambino, anche se apparentemente sono poco funzionali o spesso basate sulle attività motorie come saltare, rincorrersi, farsi il solletico. Per creare un contesto veramente motivante è importante iniziare l’interazione dagli interessi del bambino per poi gradualmente introdurre variazioni nei giochi.

Durante la vita quotidiana i genitori possono creare momenti di gioco o sfruttare eventi che fanno parte della routine del bambino per incentivare il linguaggio e la comunicazione. Si riportano esempi per stimolare il linguaggio del bambino:

Attività  

Indicazioni

Che cosa dirà il bambino

Cucinare una torta

Il materiale è tutto pronto sul tavolo. Insieme al bambino guardiamo il video tutorial su internet per imparare a preparare la torta al cioccolato. Dopo ogni azione del video interrompere il video e aspettare che il bambino si diriga verso l’oggetto (uova, farina etc.).

Il genitore aspetta con l’ingrediente in mano che il bambino faccia la richiesta vocale. Se il bambino non fa la richiesta il genitore fa da modello e aiuta il bambino a ripetere la parola o frase. Aumentare gradualmente la difficoltà richiesta senza creare frustrazione.

“farina”

“mi passi la farina?”

“rompi l’uovo”

“rompi l’uovo nella ciotola”

“mescola”

“passami il cucchiaio per mescolare”

Preparare il tavolo per la cena

 Sul tavolo il bambino troverà le tovagliette americane per ogni componente della famiglia con la sagoma degli elementi che servono (piatto, bicchiere, …). Il genitore aiuta a prendere tutto ciò che serve e lo consegna al bambino ma il bambino dovrà richiedere vocalmente le posate, i bicchieri ed eventualmente aggiungere gli attributi alle richieste per discriminare un bicchiere grande da quello piccolo etc.

“mi serve il cucchiaio”

“vorrei il cucchiaio giallo”

“mi passi il piatto grande?”

“apri lo sportello per favore”

“dove hai messo i tovaglioli verdi?”

 

 

 

Fare il bagnetto

Il bambino può richiedere vocalmente al genitore tutte le azioni che servono per preparare la vasca da bagno. Una volta che la vasca è piena d’acqua il genitore può intrattenere il bambino con i saponi colorati, con le barchette di vario genere e dimensione etc.

 “apri l’acqua”

“vorrei più acqua fredda”

“facciamo lo scivolo di barche”

“dove sono i pesci?”

“mi passi la canna per pescare? E il retino?”

Annaffiare i fiori

In terrazza ci sono gli attrezzi per il giardinaggio con vasi di fiori di varie tipologie e dimensioni. Il bambino aiuta a piantare e ad annaffiare o a strappare le erbacce. Prima  di compiere qualsiasi azioni il bambino richiede vocalmente che cosa vuole fare.

“posso tagliare le foglie secche?”

“annaffio io”

“metti ancora acqua”

Stendere i vestiti bagnati

Quando la lavatrice è finita il bambino può aiutare a stendere. Ci aiuterà a prendere i vestiti bagnati dalla lavatrice e ci chiederà vocalmente gli indumenti da stendere nel suo piccolo stendino.

“mi dai la calza”

“vorrei la calza rossa”

“dove sono le mollette?”

“passami la molletta con i brillantini”


































La genitorialità è sia un processo biologico che sociale (Lerner, Castellino, Terry, Villarruel e McKinney, 1995; Tobach & Schneirla, 1968). Il termine genitorialità riassume l'insieme di comportamenti coinvolti nelle relazioni tra organismi che sono conspecifici, e in genere membri di diverse generazioni o di diverse coorti di nascita. Quindi, la genitorialità è un processo complesso. I genitori modellano il bambino  e in parte ne promuovono l’identità. Quando le relazioni genitori-figli si tramutano in supporto e coinvolgimento nelle attività dei figli, è probabile avere ricadute positive durante tutto l’arco temporale dello sviluppo.

La capacità dei genitori di discriminare i segnali o i comportamenti del proprio figlio può influenzare in modo significativo le successive interazioni sociali su cui si basa tutto il processo di comunicazione e lo sviluppo delle capacità adattive. Numerosi sono ormai i contributi sperimentali che focalizzano l’importanza di sollecitare l’instaurazione di interazioni significative fra genitori e figli per facilitare un processo di crescita e che deve essere perseguito in tutti i contesti del bambino. Modalità interattive attuate da genitori competenti possono facilitare il processo mediante il quale i bambini apprendono come prestare attenzione agli aspetti più rilevanti di un gioco, di un compito, o di un’esperienza, e possono aiutarli ad organizzare concettualmente il loro ambiente (Pergolizzi, 2017). La qualità di tali interazioni dipende in buona parte dall’abilità del genitore nell’adeguare ai cambiamenti cognitivi e alle capacità attentive del bambino le modalità di guida, direzione e selezione dei comportamenti di attenzione: ad esempio mostrare, indicare, enfatizzare. La sensibilità dei genitori a questi aspetti del comportamento del bambino è fondamentale soprattutto nelle interazioni di bambini con ritardi evolutivi o con fragilità nell’apprendimento (Pergolizzi, 2017).

Ma come promuovere interazioni più efficaci tra genitori e figli? 

Biglan (1989) e Singer (1989) sono stati i primi a porre l’accento sulla necessità di prendere in considerazione ampie variabili contestuali per aiutare i genitori a promuovere interazioni più efficaci con i figli. Biglan, in particolare, suggerisce un intervento che favorisca la pianificazione di obiettivi in direzioni ritenute di valore per il genitore e che non enfatizzi eccessivamente l’obiettivo del controllo comportamentale del figlio.

 

Bibliografia

Myla e Jon Kabat-Zinn (2020). Il genitore consapevole. Milano: TEA.




Autore : Dott.ssa Cristina Copelli

Le Sedi
CENTRO APP
Via delle Porte Nuove 18
50144 Firenze
Italia
CENTRO APP PSY
Via Antonio Gramsci 301
50019 Sesto Fiorentino (FI)
Italia
 
CENTRO APP Firenze - © 2020
Cookie Policy Privacy Policy
 
Close windows
Articolo aggiunto al carrello
Hai aggiunto un articolo.
Chiudi questa finestra per continuare la navigazione
Continua lo shopping Rivedi Selezione